Il 10 dicembre, in occasione della Giornata internazionale dei Diritti umani, l’Arci lancia la campagna #giafamiglia, aprendo una riflessione sulla famiglia, tanto osannata ed evocata.
Vogliamo partire da una data importante, il 12 marzo 2015, in cui l'Europarlamento a Strasburgo si è espresso a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso considerandolo come un diritto umano.
Diritto umano, e dunque universale e inalienabile per tutti i cittadini, indispensabile per la salute ed il benessere psicofisico della persona, il diritto all’unione e all’unità familiare.
Siamo voluti partire da questa data fortemente simbolica, che segna un passaggio importante per le libertà individuali e che irride ancora una volta all’enorme ritardo del nostro Paese.
Che cos’è per noi #giafamiglia?
Vogliamo dare voce alla famiglia reale, alle diverse famiglie che esistono già e che sono legate dal legame più autentico e assoluto, quello d’amore.
Vogliamo dare voce ai tanti cittadini e cittadine, ai tanti minori, che non hanno alcun riconoscimento pubblico e che non hanno tutele. Vogliamo raccontare le tante storie di #giafamiglie che vivono accanto a noi, che sono composite, variegate, colorate, che sono fatte da coppie, eterosessuali o omosessuali, con figli o senza figli, unite dal matrimonio o iscritte al registro delle unioni civili o forse ancora niente di tutto questo.
Vogliamo definire il nostro concetto di famiglia partendo da quello che già esiste e che già costituisce, nella vita vera, Famiglia.
In Italia il diritto di famiglia è fermo ad un impianto legislativo la cui ossatura risale agli anni settanta, che non prevede la differenziazione degli istituti familiari e che non riesce in alcun modo a stare al passo con i tempi in una società che evolve velocemente. In questi anni sono i giudici, a suon di sentenze che stanno riscrivendo di fatto il diritto di famiglia, raggiungendo le punte più avanzate nell’unico interesse della salvaguardia dell’interesse supremo del minore.
Osannata, evocata, oggetto di furori di popolo, la famiglia proprio in questi giorni diventa nuovamente oggetto di una giornata di iniziative in difesa della famiglia tradizionale.
Ma che cos’è la famiglia “tradizionale”? Quella che neppure i politici di destra, i più strenui difensori, riescono ad applicare alla loro vita reale fatta di matrimoni, separazioni, convivenze, figli di partner diversi? Quella che costruisce un casellario rigido ma che in alcun modo riesce a ricomprendere l’amore che per definizione è fluido, libero, che rompe gli schemi? E quali i mostri che ancora oggi nasconde la famiglia tradizionale? Che cosa diciamo di fronte alle drammatiche le stime in costante aumento di violenze e stupri sulle donne, di abusi su minori consumati all’interno delle sacre mura familiari? Riempie le piazze la nostra indignazione?
Vogliamo partire da una data importante, il 12 marzo 2015, in cui l'Europarlamento a Strasburgo si è espresso a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso considerandolo come un diritto umano.
Diritto umano, e dunque universale e inalienabile per tutti i cittadini, indispensabile per la salute ed il benessere psicofisico della persona, il diritto all’unione e all’unità familiare.
Siamo voluti partire da questa data fortemente simbolica, che segna un passaggio importante per le libertà individuali e che irride ancora una volta all’enorme ritardo del nostro Paese.
Che cos’è per noi #giafamiglia?
Vogliamo dare voce alla famiglia reale, alle diverse famiglie che esistono già e che sono legate dal legame più autentico e assoluto, quello d’amore.
Vogliamo dare voce ai tanti cittadini e cittadine, ai tanti minori, che non hanno alcun riconoscimento pubblico e che non hanno tutele. Vogliamo raccontare le tante storie di #giafamiglie che vivono accanto a noi, che sono composite, variegate, colorate, che sono fatte da coppie, eterosessuali o omosessuali, con figli o senza figli, unite dal matrimonio o iscritte al registro delle unioni civili o forse ancora niente di tutto questo.
Vogliamo definire il nostro concetto di famiglia partendo da quello che già esiste e che già costituisce, nella vita vera, Famiglia.
In Italia il diritto di famiglia è fermo ad un impianto legislativo la cui ossatura risale agli anni settanta, che non prevede la differenziazione degli istituti familiari e che non riesce in alcun modo a stare al passo con i tempi in una società che evolve velocemente. In questi anni sono i giudici, a suon di sentenze che stanno riscrivendo di fatto il diritto di famiglia, raggiungendo le punte più avanzate nell’unico interesse della salvaguardia dell’interesse supremo del minore.
Osannata, evocata, oggetto di furori di popolo, la famiglia proprio in questi giorni diventa nuovamente oggetto di una giornata di iniziative in difesa della famiglia tradizionale.
Ma che cos’è la famiglia “tradizionale”? Quella che neppure i politici di destra, i più strenui difensori, riescono ad applicare alla loro vita reale fatta di matrimoni, separazioni, convivenze, figli di partner diversi? Quella che costruisce un casellario rigido ma che in alcun modo riesce a ricomprendere l’amore che per definizione è fluido, libero, che rompe gli schemi? E quali i mostri che ancora oggi nasconde la famiglia tradizionale? Che cosa diciamo di fronte alle drammatiche le stime in costante aumento di violenze e stupri sulle donne, di abusi su minori consumati all’interno delle sacre mura familiari? Riempie le piazze la nostra indignazione?