Una cosa è certa: l’8 marzo 2017 non vedremo più solo mimose nelle piazze, ma il fiorire di iniziative animate da donne consapevoli per dire basta alla violenza contro le donne non solo del maschio ma del sistema, per rivendicare libertà e piena cittadinanza per le donne di tutto il mondo. Sarà una iniziativa globale promossa dalla rete di Non una di meno, dai sindacati e dalle storiche organizzazioni femminili come l’UDI che porterà alla ribalta attraverso cortei, assemblee e iniziative culturali la lotta contro il sistema oppressivo globale nei confronti del genere femminile.
Ci sono vari modi per aderire allo sciopero globale: vestirsi di nero con una fascia o una sciarpa fucsia, astenersi dal lavoro di cura della casa e della famiglia, astenersi dal consumo non comprando nulla e lasciando spente lavatrici e lavastoviglie, e soprattutto scendendo in piazza, aderendo alle manifestazioni indette dalle donne per riappropriarsi degli spazi della propria città e occuparla, questo l’invito di Non una di meno. Perchè? Perchè se le nostre vite non valgono, non produciamo, perché dalla violenza ci si protegge con la propria autonomia, perchè senza effettività nei diritti non c’è giustizia nè libertà per le donne, perchè sui loro corpi, la loro salute e il loro piacere siano le donne a decidere, perchè le donne siano libere di muoversi o di restare contro ogni frontiera, per distruggere la cultura della violenza attraverso la formazione, per rifiutare linguaggi sessisti e misogini, per dare spazio ai femminismi nei movimenti e costruire spazi politici antisessisti. L’iniziativa è globale perchè globalmente sempre di più le donne acquisiscono la consapevolezza di essere state a lungo escluse dal governo della terra che abitano e nella quale riproducono la vivibilità della specie. L’economia è stata costruita su un’astrazione, quella dell’uomo economico produttivo, ovvero il maschio, soggetto dominante nella rappresentazione culturale che cancella la realtà della differenza di genere. «La femminilizzazione della povertà, presente in tutto il mondo da sempre, torna oggi in forme nuove in quello che è stato definito lo sviluppo economico neoliberista, attraverso il controllo e il mutamento di significato sociale della presenza femminile, lo sfruttamento e l’assoggettamento dei corpi, l’uso della violenza e la manipolazione dell’immaginario. Vediamo che il carattere patriarcale della società è sopravvissuto a tutti i grandi mutamenti intrecciandosi ad ogni nuova forma dell’economia, dentro le leggi, dentro la forma dello Stato e delle istituzioni. Dobbiamo ricordare che la cittadinanza in Europa nasce proclamando libertà e uguaglianza, ma escludendo a lungo e in modo violento il genere femminile, per cui da due secoli le donne hanno dovuto affrontare lotte infinite». (cit. piattaforma UDI 2017). Quindi la battaglia è nel mondo, anche in Europa e in Italia dove ogni giorno i fatti di cronaca ci ricordano nuove forme di sfruttamento e subordinazione del lavoro e il rinascente sessismo che assieme ad omofobia e razzismo rilancia vuoti identitari che vengono affermati con la violenza. di Ornella Pucci, Consiglio Nazionale Arci http://arci.it/blog/diritti/8-marzo-2017-non-piu-solo-mimose/
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Agosto 2018
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