Approdato finalmente in Aula al Senato, dopo due anni trascorsi in commissione, l’approvazione definitiva del Codice antimafia rischia di slittare ancora. Una delle più importanti novità introdotte dal provvedimento, e cioè l’applicazione anche ai corrotti del sequestro dei beni e delle misure preventive, così come già accade con le mafie, ha scatenato l’ostilità di Forza Italia e delle destre, oltre che di quella parte di forze centriste che finora hanno appoggiato il governo. La via per bloccare ancora tutto potrebbe essere la richiesta di voto segreto, espediente di cui già si parla nel Palazzo per impallinare la nuova normativa. La legge in discussione ricalca in gran parte quella di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” che, promossa da un ampio schieramento di associazioni, tra cui Arci, Cgil, Avviso Pubblico e Libera, è stata approvata dalla Camera in prima lettura nel 2015. Se il testo subirà modifiche (e alcune già sono state introdotte in commissione al Senato) dovrà tornare a Montecitorio per l’ulteriore approvazione e allora il suo cammino potrebbe interrompersi con lo scioglimento delle Camere. Chiediamo ai senatori un atto di responsabilità perché approvino la legge al più presto dato il rilievo che le sue norme hanno nel rendere più efficace la lotta alla criminalità organizzata, e non solo mafiosa. Non basta infatti dichiararsi a parole contro la mafia, è necessario dimostrarlo con atti concreti. L’approvazione di questa legge lo è.
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Agosto 2018
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