Ciò che è avvenuto a Macerata sabato 3 febbraio è un episodio di violenza terroristica di matrice fascista, drammatico e inquietante. Un fatto che ha saldato il disprezzo del fondamento antifascista della Repubblica italiana con un’espressione di razzismo violento. Si è parlato di un 'salto di qualità' e indubbiamente lo è stato.
Come ha scritto bene Sandro Portelli: «Lucidissimo il terrorista, altro che ‘gesto di un pazzo’. E comunque, anche se fosse: in ciascun luogo e tempo storico, la pazzia prende le forme che gli propone la ‘ragione’ che ha intorno: se l’aria è satura dell’odio sano e normale verso i migranti, è logico che la ‘follia’ si armi in quella direzione, assuma i simboli che i sani e normali condividono e amplificano, e faccia davvero quello che sente ripetere che andrebbe fatto». Infatti le parole che abbiamo sentito nei giorni successivi ce lo hanno confermato. La condanna del Ministro degli Interni si esprimeva nel: «non ci si fa giustizia da soli», connettendo in qualche modo il comportamento di chi ha sparato su cittadini immigrati all’idea che a loro, tutti, si dovesse addebitare una qualche colpa in relazione all’uccisione della povera Pamela nei giorni precedenti. E il giorno dopo, sempre il Ministro : «Ho bloccato gli sbarchi perché avevo previsto ciò che sarebbe accaduto a Macerata», buttando altra benzina sul fuoco della falsità che collega direttamente immigrazione e criminalità. Dopo la sparatoria contro i sei stranieri sono state tante le manifestazioni, in tutto il paese, e l’Arci, con un dibattito interno che si è manifestato anche pubblicamente, ha partecipato, con schieramenti e alleanze diversi, a tantissime manifestazioni. Tutto questo si è svolto in un clima carico di tensioni. Il clima esterno all’Arci, che vede un profondo rimescolamento politico in atto anche a sinistra, la fase elettorale, i fatti sociali che abbiamo davanti disegnano una fase delicata e complicata, con cui è necessario per noi confrontarsi. Credo però che sarebbe sbagliato accettare che si facessero ‘test’ di antifascismo alla nostra associazione che, a differenza di molti che in questi giorni di campagna elettorale sono particolarmente impegnati, ne fa un impegno quotidiano e nelle settimane precedenti al terribile episodio di Macerata stava raccogliendo le firme sulla petizione Mai più fascismi che chiede alle istituzioni di rispettare le leggi e il dettato costituzionale sul divieto di ricostituzione di organizzazioni fasciste. Il 24 febbraio si svolgerà, indetta dal tavolo ‘Mai più fascismi’, una manifestazione nazionale. Un’importante occasione per dire un no forte, ampio, partecipato ad ogni fascismo e razzismo. Sappiamo che il rischio di una sorta di ‘appropriazione’ di questa occasione da parte dei partiti in campagna elettorale è molto forte e dobbiamo riuscire a far capire, con la nostra presenza, che l’antifascismo è qualcosa da esercitare quotidianamente, anche riempiendo quei vuoti che lasciano spazio alla possibilità che trovi consenso. Sarà importante essere a Roma il 24 e sollecitare la partecipazione di quanti più circoli e soci possibile, perché - lo abbiamo chiaro - la tenuta democratica del nostro Paese passa attraverso la capacità della società civile di fare fronte all’affermazione delle destre. Dobbiamo fare la nostra parte per dare un segnale forte e chiaro: 'Mai più fascismi'. di Francesca Chiavacci, Presidente nazionale Arci
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Agosto 2018
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